Riceviamo e pubblichiamo volentieri un contributo per il nostro blog.

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Cari amici di Voce Libera, desidero condividere con voi una riflessione riferita in particolare ai temi della prescrizione e delle intercettazioni.

Dalla lettura dei recenti provvedimenti legislativi che sono stati approvati  o che si vogliono approvare, rilevo sempre più spesso la propensione ad un uso “distorto” degli istituti tradizionali, così come ci sono stati consegnati dalla tradizione culturale del nostro Paese. Forse più che propensione è vera e propria necessità, avvertita al chiaro fine di utilizzare regole e principi diversamente dalla ragione per cui essi sono stati originariamente pensati.

Per quanto si affermi il contrario (excusatio non petita accusatio manifesta), il fine che si intende raggiungere è, in tutta evidenza, altro rispetto a quello affermato.

Le sanzioni amministrative assomigliano sempre di più ad un qualcosa di necessario per “fare cassa” e non più a strumenti ostativi di un comportamento illecito. I Comuni, infatti, hanno, spesso e, forse, inconsapevolmente, denominato l’ufficio preposto alle sanzioni con la formula “Ufficio Sanzioni e Risorse”, quasi che l’illecito venga visto dalla Pubblica Amministrazione più come un’opportunità che non come elemento da combattere.

Tante procedure amministrative del resto sembrano pensate per mettere il cittadino in condizione di sbagliare, invece che  metterlo sull’avviso per evitargli la reprimenda.

Lo stesso si può dire per la prescrizione senza fine e per le intercettazioni che non servono ad un processo giusto.

Un processo infinito a cosa serve? Siamo sicuri che serva ad irrogare una giusta sanzione? Ma dopo tanto tempo dal fatto può pensarsi che la sanzione sia ancora giusta? E un eventuale  proscioglimento dopo tanto tempo ristora dagli anni di processo? Un processo senza fine serve a raggiungere una utile verità o non piuttosto ad emarginare un cittadino dalla vita sociale (e politica)?

Il processo – si è detto – è già di per sé una pena, inflitta ancor prima della decisione del giudice.

La possibilità di intercettare chiunque, indipendentemente dagli addebiti può da sola combattere la criminalità? O serve piuttosto a entrare nella vita di ciascuno di noi, consegnando nei fatti il Paese ad un Grande Fratello insindacabile ed occulto?

Ma allora c’è da chiedersi: si vuole davvero una società corretta e ordinata o si ambisce cinicamente ad altro?

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