coronavirus disabili

Il decreto approvato dal governo il 22 febbraio per fronteggiare il rischio della diffusione del Coronavirus potrebbe avere un impatto specifico su alcune condizioni che riguardano la disabilità. Un allarme lanciato in una nota diramata da FAND e FISH, le due Federazioni Nazionali tra le Associazioni di tutela delle persone con disabilità.

Tra i principali punti del decreto, ve ne sono alcuni che non possono che destare preoccupazione. Il primo riguarda la sospensione di attività pubbliche e private, con l’eccezione dei servizi essenziali e di pubblica utilità. Tra tali attività in effetti potrebbero rientrare quelle dirette a garantire l’assistenza alle persone con disabilità. Infatti tra i servizi essenziali rientrano i cosiddetti Centri diurni per disabili, i quali però a causa della natura delle prestazioni erogate sono caratterizzati da un alto tasso di frequentazione (operatori, familiari e soggetti terzi). Le persone con disabilità, specie intellettive e del neurosviluppo, non sempre sono in grado di assumere comportamenti consapevoli e idonei a evitare o ridurre i rischi di contagio. Trattandosi, inoltre, di persone con particolari patologie, correlate alla loro disabilità, rappresentano una popolazione maggiormente esposta al contagio.

Il secondo aspetto è quello relativo allo stato di emergenza che comporta l’adozione di misure straordinarie, di “quarantena”, che potrebbero indebolire la rete di assistenza, supporto e protezione destinata alle persone con gravi disabilità o con forme di non autosufficienza che vivono al proprio domicilio.

Infine, ma non da ultimo, l’Ufficio per le disabilità della Presidenza del Consiglio dei ministri rileva, sulla base delle indicazioni fornite dalla Federazioni, come appaia necessaria l’attivazione di canali di comunicazione e di assistenza al cittadino che consentano il superamento delle barriere alla comunicazione. In particolare, i numeri verdi telefonici che sono stati istituiti a livello centrale e regionale non possono essere utilizzati da persone sorde o con ipoacusia.

A questo punto, appare logico chiedersi come sia stato possibile che il governo abbia emanato un decreto che potenzialmente impatta negativamente sulle persone più vulnerabili, come quelle con disabilità.

Certamente l’urgenza di emanare il decreto ha posto in ombra gli aspetti legati alla condizione di disabilità di una fascia importante di cittadini, che in Italia conta circa 7,5 milioni di individui. Così però non dovrebbe essere, visto anche che il Presidente ha tenuto per sé proprio la delega sulla disabilità.

Sarebbe ora opportuno emanare, previa consultazione proprio con le Associazioni Nazionali per la tutela delle persone con disabilità, un decreto correttivo al primo che provveda a garantire la salute delle persone, anche e soprattutto quelle con disabilità, attraverso il rafforzamento dei servizi, anche domiciliari, loro dedicati. Un unico piccolo nodo resta da sciogliere: il primo decreto del 22 febbraio reca la clausola dell’invarianza della spesa pubblica. Come dire ci vuole la cura ma non ho i soldi per comprarla.

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