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Le aggressioni ai medici e al personale sanitario, le violenze, le minacce, addirittura i sequestri delle autoambulanze non potranno mai essere contrastate da una norma. La migliore che sia, da sola, non potrà mai impedire che  un pugno giunga sul volto del medico che non ha “servito” come si pretendeva.

Una norma che puntualizza responsabilità, pena e sanzioni, in un quadro di maggiore attenzione istituzionale e sociale, è sicuramente utile a ridurre le spine irritative di quelle aggressioni tribali e criminali che prescindono dalla ragione.

Dobbiamo a tutti i costi ripartire dalla formazione, dall’istruzione, dalle condizioni sociali e culturali che animano una sorta di avversione ontologica nei confronti di quel camice bianco che, solo qualche decennio fa, era guardato con sacrale rispetto. In quel camice si riconosceva la competenza, la scienza ed il valore imprescindibile della tutela della salute. “Lo ha detto il medico” valeva più di una verità ascoltata in tv.

Oggi, al contrario, quel sapere è vivisezionato, è esposto ad una valutazione antiscientista ed internauta, è puntualmente misconosciuto da una disinformazione comparativa tra fake news e no vax.

Nemmeno i medici stessi, spesso, si sottraggono a polemiche ed interpretazioni denigratorie di attività diagnostiche, semeiotiche o prognostiche, alimentando dubbi e ingiustificata sfiducia.

È nel rapporto tra il paziente, i suoi familiari e i medici che bisogna investire: fiducia e collaborazione.

Quel camice deve ritornare ad essere bianco, immacolato e protettivo per quanti si affidano per una cura ed un consiglio.

La norma recentemente approvata quasi all’unanimità dalla Camera e ora passata all’esame – si spera definitivo – del Senato, innova, con l’introduzione di un osservatorio che proprio grazie ad un nostro emendamento (prima firma quella della collega Mara Carfagna) avrà la metà dei componenti di sesso diverso, e si occuperà di monitorare gli episodi di violenza,  misurare gli eventi sentinella e predittivi che tanto possono suggerire in chiave di prevenzione attiva.

Spero che si cimenti senza indugi anche nella misura  delle iniziative di protezione e prevenzione poste in essere dalle direzioni aziendali pubbliche e private.

Purtroppo si è cancellato in Aula, con un arretramento psicologico importante, l’obbligo per le aziende di costituirsi parte civile lasciando che l’andazzo delle disattenzioni dei vertici aziendali (soprattutto nelle aziende  private) continui ed anzi, oggi, si corre il rischio che sia alimentato proprio da questo immotivato e repentino dietro front.

La previsione obbligatoria delle telecamere con immagini criptate è affidata ad una labile opportunità, forse l’obbligo con le risorse a corredo avrebbe aiutato meglio il percorso di tutela. Lo stesso vale per i posti polizia nelle strutture più a rischio: averli bocciati non giova.

Manca anche l’introduzione di una specifica previsione normativa che introduca come elemento valutativo dei direttori generali e sanitari l’efficacia dei piani di risk management in modo da valutare la performance professionale e curriculare dei vertici anche con le lenti delle attenzioni al rischio per il personale sanitario.

Un terzo delle nostre strutture sanitarie sono ancora prive di piani di rischio, ridotti ad un copia incolla malfatto ed inefficace.

La norma approvata esercita una funzione di merito prescrittivo, indica priorità e comportamenti, puntualizza percorsi e genera automatismi.

D’altro canto questa legge in chiave etica indica lo Stato, non il governo di turno, lo Stato in tutte le sue articolazioni sociali ed istituzionali da che parte sta.

E stavolta, con questo provvedimento, lo Stato chiarisce che sta dalla parte dei medici, del personale sanitario esposto, dalla parte di chi lavora, dalla parte di chi ha studiato e mette a disposizione della comunità le proprie conoscenze, la propria esperienza per tutelare la salute di ogni cittadino.

Non poteva capitare in un momento più emblematico, nel bel mezzo della emergenza del Covid-19, dove tutti abbiamo capito quanto sia importante alimentare e proteggere quel rapporto umano e professionale, tra il cittadino ed il suo medico, tra il paziente ed il personale sanitario.

La cifra della civiltà di una comunità si misura proprio in quella “chimica” composta di scienza, tecnica e sorriso.

Tocca ora al Senato proseguire con la approvazione ed aprire una stagione senza infingimenti di responsabilità, rispetto e di valorizzazione.


L’autore è deputato e medico chirurgo.

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