Le piccole partite Iva appartengono alle categorie che fanno più fatica in questa crisi drammatica. Il governo ha fatto bene a mettere sul tavolo una prima disponibilità finanziaria complessiva pari a 25 miliardi. Un’emergenza che si prolunga e si aggrava per tantissimi professionisti rende però necessario intervenire presto con ulteriori misure. Gli interventi da realizzare vanno scelti con lucidità.
Noi vogliamo dare voce a commercianti, artigiani, operatori del turismo, piccolissimi e piccoli imprenditori, precari e free lance. Per loro non è stato fatto abbastanza. Non se la passano certo meglio gli avvocati, i commercialisti, i geometri, gli architetti e gli altri professionisti non iscritti all’Inps. Per loro, possiamo dire che non sia stato fatto quasi nulla.
Rispettiamo lo sforzo del governo in questa fase drammatica, ma non possiamo accettare l’enorme disparità di trattamento riservata ai lavoratori autonomi nel decreto Cura Italia. Riconoscere 600 euro solo per marzo significa non volerli aiutare.
Proponiamo una indennità di quarantena, che copra almeno 3 mesi, sia aumentata a 780 euro e vada a tutte le partite Iva, anche a chi non è iscritto all’Inps.
Quella di 780 euro è la cifra base del reddito di cittadinanza: non sarebbe giusto dare anche solo un euro in meno a chi lavora regolarmente ed è costretto a fermarsi a causa dell’epidemia.
Se il governo si mostrerà disponibile ad accogliere le nostre proposte e comprendere le nostre preoccupazioni, noi voteremo sì al decreto. Altrimenti sarà difficile sostenere un provvedimento insufficiente e iniquo. In questa prova drammatica la collaborazione tra maggioranza e opposizione è fondamentale: da parte nostra c’è assoluta disponibilità e impegno, ci aspettiamo lo stesso da parte del governo.
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