aziende

Il ministro Lamorgese ha dichiarato che per ottenere l’erogazione dei contributi pubblici legati all’emergenza coronavirus le imprese dovranno esibire una completa certificazione antimafia, con controlli preventivi. Questo per evitare che soldi non finiscano in mano alla criminalità organizzata.

Obiettivo condivisibile ma che potrebbe realizzare l’effetto opposto.

Il rischio è che la criminalità organizzata anziché prendersi soldi pubblici si prenda direttamente imprese intere.

Le aziende hanno bisogno di liquidità in tempi rapidi e, se non la ottengono, corriamo il rischio che ricorrano ai canali di credito occulto. Le organizzazioni criminali hanno liquidità in abbondanza e non vedono l’ora di poterla investire alla luce del sole.

È giusto verificare che i soldi pubblici non finiscano in mano alla criminalità organizzata ma non può essere condivisa questa cultura del sospetto che vede nell’imprenditore che chiede credito un potenziale mafioso

Questa inversione del principio di non colpevolezza e dell’onere della prova, anche se applicato alla sfera amministrativa, è inaccettabile. È necessario quindi che i controlli siano successivi e non preventivi, affinché le imprese – che sono nella stragrande maggioranza imprese pulite – possano accedere alla necessaria liquidità in tempi rapidi per non soccombere.

Diversamente, per le colpe di pochi ne risentiranno i tanti imprenditori onesti che con la criminalità organizzata non c’entrano nulla e che, anzi, l’hanno avversata nei fatti creando opportunità di lavoro e sviluppo nel loro territorio. Tutto questo potrebbe essere paradossale.

burocrazia voce libera
Lascia un commento