edilizia

Le imprese dell’edilizia sono allo stremo. Le misure di emergenza messe in campo finora non sono sufficienti. E le decisioni prese nelle ultime ore dal governo lasciano perplessi. Come si fa a confinare il nostro settore nell’immobilismo senza misure capaci di assicurarne la continuità produttiva e senza considerarlo come uno dei principali attori della riapertura del Paese? Il dibattito sulle librerie non mi appassiona, se poi non si affronta quello ben più urgente e importante: quando e come potremo riaprire i cantieri?

Nel frattempo, occorre garantire alle imprese liquidità immediata altrimenti sarà inutile. Dobbiamo pagare le imprese subito: vantiamo ancora 6 miliardi di crediti dalla pubblica amministrazione.

Quelle dell’edilizia sono già stremate da 11 anni di crisi, senza risorse immediate rischiano di non riaprire più, con gravi ripercussioni su tutta la filiera. Si tratta di una delle più lunghe filiere di tutta l’industria: il nostro settore attiva ben l’86% dei settori economici nazionali. Spegnere l’edilizia significa spegnere uno dei principali motori dell’economia nazionale.

La politica, inoltre, deve assumersi le proprie responsabilità e fare scelte coraggiose.

Occorre spendere subito tutte le risorse disponibili e dare avvio a un grande Piano per l’Italia di opere diffuse sul territorio nazionale e di incentivi per sostenere la domanda di edilizia privata, che ha bisogno principalmente di fiducia.

Siamo certi che immettendo risorse immediate nelle casse dei Comuni e facendo spendere subito alle grandi stazioni appaltanti, come Anas e Rfi, tutti i soldi disponibili potremmo davvero avviare un grande Piano di ricostruzione per l’Italia sul modello di quello adottato nel Dopoguerra. Ma per riuscirci bisogna tagliare con l’accetta tutta la selva di procedure e di passaggi decisionali che frenano qualsiasi intervento. Il nostro Paese è fermo ormai da anni per l’incapacità di spendere le risorse disponibili.

Procedure infinite, passaggi decisionali inutili e la paura della pubblica amministrazione di incorrere nell’abuso d’ufficio o nel danno erariale frenano ogni tipo di intervento. È ora dunque di voltare pagina e di dimostrare che siamo un grande Paese e che con strumenti adeguati potremo rialzarci presto e tornare a crescere.


L’autore è presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE).

La proposta di un Piano di opere pubbliche da affidare ai Comuni era stata lanciata sul nostro sito dal sen. Andrea Cangini.

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