comuni opere

Servono investimenti pubblici, ed è necessario spalmarli nella maniera più omogenea possibile sul territorio nazionale. Il governo italiano si è mosso tardi e male, ma i soldi arriveranno.

A differenza di quel che Conte ha detto lunedì sera, la liquidità per imprese e professionisti non giungerà subito, ma tra un paio di settimane. Non si tratta di soldi a fondo perduto, ma di prestiti; non serviranno a rimettere in moto l’economia, ma a sopravvivere.

A causa dell’atteggiamento “sovranista” di Olanda e Germania, anche l’Europa si sta muovendo con ritardo e malamente. Ma anche in questo caso i soldi (destinati a sanità, occupazione e titoli di Stato) arriveranno.

Il problema è che ogni mese di blocco totale ci costa 47 miliardi, il 3,1% del Pil. C’è solo un modo per contenere la spaventosa recessione cui siamo apparentemente destinati: avviare un grande piano di infrastrutture. Attenzione, però. Non abbiamo bisogno di poche, grandi opere. Abbiamo bisogno di tanti piccoli o medi interventi sparsi su tutto il territorio nazionale.

Perciò proponiamo di trasformare i circa 8mila Comuni italiani in stazioni appaltanti.

Una soluzione volta a riportare in vita piccole e micro imprese altrimenti destinate a morte certa. Se il governo si muoverà subito in questa direzione, al più tardi in settembre vedremo fiorire in tutt’Italia centinaia di cantieri.

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