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In molti in questi giorni abbiamo fatto appello all’Europa, alla sua potenziale capacità d’azione, per ricercare una risposta efficace e solidale all’emergenza sanitaria e – ancor di più – a quella economica, di cui vediamo già i primi effetti.

Mi dispiace dover riscontrare che le maggiori resistenze a un’azione comune dell’Europa provengano da governi trainati o sostenuti da forze politiche affiliate al PPE.

Nel manifesto del PPE parole come “solidarietà” e “responsabilità” ritornano più volte, a sottolineare come il sostegno rivolto dai più forti ai più deboli sia condizionato solo all’impegno di questi ultimi a migliorare le proprie condizioni. Ebbene, oggi molti lavoratori dipendenti e autonomi non hanno nemmeno questa possibilità. Sono costretti a rimanere a casa e potrebbero esserlo a lungo, fino a rischiare di non avere più nulla da cui ripartire, una volta terminata la fase più acuta dell’emergenza.

Tutelare il lavoro, la libera impresa, le famiglie, è un dovere per chi si richiama ai principi del PPE. Come anche impedire tracolli finanziari, che renderebbero vulnerabili le nostre economie di fronte all’avanzata di potenze extraeuropee, lontane dai nostri valori.

Nostro dovere è contribuire a rendere più forte l’Unione Europea, a partire da un comune senso di solidarietà e sostegno ai cittadini. La crescita della destra nazionalista, sia quando è nostra alleata sia quando si pone in contrapposizione, non può indurci a retrocedere rispetto ai nostri principi. Non credo che la funzione storica del PPE e dei partiti nazionali che ne fanno parte sia esaurita, per questo non accetto che essi possano omologarsi alle parole d’ordine sovraniste.

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