Ponte Genova

L’inaugurazione del nuovo ponte di Genova è un grande risultato per il nostro Paese. Non voglio chiamarlo miracolo, prima di tutto per il rispetto dovuto alle 43 vittime del crollo di due anni fa. Il ricordo di quella tragedia resterà sempre vivo in tutti noi e mai dovremo far mancare la nostra vicinanza alle famiglie e a tutti i cittadini genovesi.

Ma dobbiamo anche imparare a credere che realizzare in breve tempo le opere pubbliche non deve essere un’eccezione. L’Italia, i suoi tecnici, le sue imprese, i suoi lavoratori hanno tutte le potenzialità per riuscirci. Lo Stato deve imparare ad avere più fiducia nelle aziende private, lavorare al loro fianco per aiutarle e verificarne il lavoro, non per ostacolarle con procedure e vincoli superflui.

Insieme dovranno dialogare con le comunità locali, perché un’opera può nascere solo dal confronto con il territorio, non come imposizione. Genova e i genovesi ci hanno insegnato anche questo, si possono superare gli steccati politici e si può creare un consenso diffuso, che è mancato e continua a mancare in altre occasioni. 

Il nuovo ponte San Giorgio consegna all’Italia una nuova speranza, mentre ancora gli effetti dell’epidemia Covid-19 si abbattono sul nostro sistema produttivo.

Possiamo uscirne più forti, se impariamo dai nostri errori ma anche da esempi straordinari come quello di Genova.

Non pensiamo che lì abbiano agito al di fuori delle regole, trasparenza e controlli ci sono stati sempre. Solo è stato tagliato il superfluo, sono state seguite quelle procedure semplificate che la direttiva europea sugli appalti pubblici consente nei casi di urgenza. Ma è un’urgenza anche quella che stiamo attraversando. In questo senso, il “modello Genova” si può replicare nei prossimi anni per le tante opere di cui abbiamo bisogno e per le quali potremo anche utilizzare le risorse provenienti dall’Unione Europea.

Dall’urgenza possiamo imparare, per prepararci a essere più rapidi ed efficaci anche in condizioni di normalità. Possiamo affrontare il presente tenendo lo sguardo sul futuro, semplificare e migliorare la nostra burocrazia per sempre, non solo per qualche mese come fa il governo. Su questo possiamo lavorare tutti insieme.

Il vero miracolo sarà quando non dovremo più attendere una tragedia per costruire rapidamente le opere pubbliche che servono al Paese.

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