mes

“Non importa se il gatto è bianco o nero, finché cattura i topi”. Proviamo ad applicare il pragmatismo di Deng Xiaoping alla vicenda del Mes. È davvero giustificata la levata di scudi in atto? Si direbbe di no.

Per come era configurato, il Meccanismo europeo di stabilità mancava di spirito comunitario, rispondeva alla logica intergovernativa, condannava lo Stato che vi faceva ricorso ad una sostanziale cessione di sovranità economica a beneficio della Troika. Alla larga, dunque.

Ma è da tutti riconosciuto che quelle condizionalità sono oggi cadute: stabilito che, per fronteggiare le conseguenze della pandemia di Covid-19, le risorse del Mes possono essere spese senza condizioni solo per investimenti “diretti o indiretti” in campo sanitario, l’unico intervento che la Troika potrebbe fare è per verificare che quei soldi siano stati effettivamente impiegati in coerenza con gli impegni presi.

Se uno Stato li spende effettivamente per modernizzare il proprio sistema sanitario (e Dio solo sa quanto l’Italia, soprattutto il Sud, ne avrebbe bisogno) la Troika non può obiettare nulla. Spagna e Portogallo hanno già attivato le procedure. L’Italia, invece, resiste. E perché l’Italia resiste? Perché la realtà non conta nulla.

Attorno al Mes si è infiammata una disputa tanto astratta quanto ideologica, che vede il Movimento cinquestelle allineato a Lega e Fratelli d’Italia.

È vero, è un prestito, anche se a tasso zero, e non sono soldi a fondo perduto. È vero, 37 miliardi (tanti, in base ai versamenti effettuati, ne spetterebbero all’Italia) non sono una cifra iperbolica. Ma il punto è: se ci servono, prendiamoli. E magari, come suggerisce il professor Sergio Fabbrini, negoziamo il prolungamento della scadenza da 5 a 10 anni.

Par di capire, invece, che non li prenderemo. Abbiamo contribuito al fondo, ma lasceremo che altri beneficino di quelle risorse non perché a noi non servano, ma perché il presidente del Consiglio, pur polemizzando violentemente con loro, ha adottato la retorica della coppia Salvini-Meloni. Analoga veste demagogica, ma con la pochette.

Lascia un commento