leggi burocrazia

Il diritto esiste per dare certezza alla vita dei cittadini. Perciò vengono scritte e pubblicate le leggi, fin dal Codice di Hammurabi e dai Dieci Comandamenti. Invece in queste settimane di epidemia, stiamo vivendo un paradossale ritorno alla incertezza del diritto. Con regole che vengono annunciate prima di essere scritte. Che si sovrappongono, si stratificano, si intrecciano.

Non solo abbiamo una pioggia di DPCM, DL, ordinanze e decreti. A rendere ancora più incerto il diritto, poi, ci si stanno mettendo presidenti di Regione e sindaci, che in nome della salute pubblica e, qualche volta per protagonismo, pongono divieti ulteriori, spesso al limite del fantasioso. In alcune regioni posso fare sport all’aperto, in altre no, in altre ancora solo “in prossimità” del mio domicilio. Ma che significa in prossimità? Sono 100 metri o 1 chilometro? E perché in alcuni comuni gli uomini possono fare la spese nei giorni dispari e le donne nei giorni pari?

Questa terribile emergenza ci insegna che dobbiamo essere semplici e chiari, a partire dalle regole giuridiche. Avere leggi univoche, chiare e certe.

Anche perché mai come ora noi cittadini abbiamo bisogno di certezza e fiducia. Altrimenti non faremo che incrementare confusione e paure. Allungando i tempi di superamento del virus.

Sopravvivremo al coronavirus, ma annegheremo nella burocrazia. Se non affrontiamo una semplificazione seria.

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