Bertolaso

Un Paese senza memoria, una classe dirigente senza dignità.

Fa piacere che, oggi, Guido Bertolaso sia acclamato come un Re taumaturgo o una Madonna pellegrina. Da destra, dal centro e da sinistra è un coro: chi meglio dell’ex capo della Protezione civile per gestire l’emergenza Coronavirus? Bene, bravi, bis. Tra chi oggi lo invoca, però, c’è anche chi ieri lo ostracizzava.

Uno dei primi, oggi, a fare il suo nome è stato Matteo Renzi. Ma quando, nell’estate del 2016, l’attuale leader di Italia viva era presidente del Consiglio si guardò bene dall’affidare a Guido Bertolaso il compito di commissario straordinario alla ricostruzione dell’Italia centrale terremotata. Chiamò invece Vasco Errani e non fu neanche sfiorato dal dubbio circa la necessità di ripristinare l’organizzazione, la catena di comando e i poteri della Protezione civile “di” Guido Bertolaso. Risultato: dopo tre anni e mezzo, i 600mila italiani che vivono nei territori del cratere stanno ancora aspettando che qualcuno si occupi del loro futuro.

Oggi tutti lo acclamano, ma quando un pugno di pubblici ministeri lo mandò a processo sulla base di prove inconsistenti e diede l’assalto alla “sua” Protezione civile mettendone sotto accusa i vertici, nessuno fiatò.

Nessuno fiatò neppure quando, nel 2012, la maggioranza che sosteneva il governo Monti votò la famigerata legge 100, quella che, per puro furore ideologico, smantellò la Protezione civile “di” Guido Bertolaso.

Quella Protezione civile e quel Guido Bertolaso che un Paese senza memoria e una classe dirigente senza dignità oggi a gran voce rimpiangono.

P.S. Pare che, dal governo, nessuno abbia in realtà chiamato Guido Bertolaso per offrirgli il ruolo di commissario straordinario all’emergenza Coronavirus. Giuseppe Conte non vuole: “Basto io”, dice.

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